Stitch: quando il caos è solo una richiesta d’amore
RIFIUTORABBIAAPPARTENENZA
7/5/20252 min read


Guardando l’ultimo film di Lilo & Stitch, la nuova versione live-action uscita da poco, mi sono ritrovato a pensare che Stitch non è solo un alieno combinaguai. È il simbolo di qualcosa di molto più profondo: la rabbia, l’impulsività e la distruttività come risposta a un dolore che non sa come uscire.
Stitch nasce per distruggere. È stato “costruito” per essere pericoloso, incontrollabile. Ma sotto quella superficie esplosiva c’è un vuoto enorme: il rifiuto e l'abbandono. Nessuno lo ha voluto davvero. Non sa chi è. E allora reagisce: spacca, urla, scappa. Ma ogni gesto caotico è, in realtà, una richiesta disperata di appartenenza.
Nel mio lavoro clinico, mi capita spesso di vedere qualcosa di simile. Persone che chiedono disperatamente di essere accolte, amate, e lamentano l'assenza di un partner, di veri amici e a volte una rabbia che non sanno gestire e spiegare! Vengono spesso etichettate dagli altri come “difficili”, “aggressive”, “immature”, ma in realtà stanno solo cercando un modo per farsi vedere. Per farsi sentire. Quando non sai dare un nome al tuo dolore, lo trasformi in azione. A volte distruttiva, a volte, nei peggiori dei casi anche autodistruttiva.
Stitch incontra Lilo, una bambina altrettanto sola. E lì comincia qualcosa che assomiglia molto a un percorso psicologico: per la prima volta, qualcuno non vuole cambiarlo, ma capirlo. E Stitch cambia, sì, ma non per diventare “bravo”. Cambia perché finalmente può abbassare le difese.
Un passaggio chiave del film è la parola "ohana“ che vuol dire famiglia. E famiglia vuol dire che nessuno viene abbandonato o dimenticato. È semplice, ma potentissimo. Perché è esattamente ciò che ci tiene insieme: la possibilità di essere accolti anche con le nostre parti disordinate, scomode, rotte.
Spesso, dopo una storia difficile o un trauma, finiamo col vedere gli altri come minacce. Come se fossero lì per giudicarci, ferirci o abbandonarci. E ci chiudiamo e contrattacchiamo. Proprio come Stitch all’inizio.
Ma sotto quella corazza, c’è quasi sempre una parte che desidera solo sentirsi al sicuro.
Se ti riconosci in questi vissuti – rabbia, solitudine, difficoltà a fidarti – sappi che non sei strano. Non sei sbagliato. A volte basta solo uno spazio in cui poter esplorare tutto questo, senza dover più fare finta di essere “ok”.