“Red” – Separarsi per ritrovarsi: la sfida di ogni figlia (e di ogni madre)
RIFIUTOIDENTITÀLIBERTÀ
10/13/20252 min read


Qualche sera fa ho riguardato Red con le mie figlie. È uno di quei film che, ogni volta, sembra leggero e colorato, ma poi — se ci si ferma un attimo — ci si accorge di quanti contenuti profondi e psicologicamente interessanti ci siano dentro.
Riguardandolo adesso, con un occhio più attento, mi ha colpito quanto parli bene della preadolescenza, del corpo che cambia, e del difficile percorso di separazione e individuazione che ogni ragazzo e ragazza attraversa.
Mi sono anche chiesto — come ipotesi leggera ma suggestiva — se la scelta del panda rosso non abbia anche un legame simbolico con il menarca, con l’inizio delle trasformazioni fisiche e ormonali che portano verso la femminilità. Un “animale interiore” che irrompe, inaspettato, e che porta con sé emozioni, desideri e paure nuove.
La protagonista, Mei, non è solo una ragazzina che si trasforma in un panda quando le emozioni la travolgono: è una figlia intrappolata tra l’essere perfetta per la madre e il voler scoprire chi è davvero. La mamma, con le sue aspettative, incarna l’idea del controllo, della proiezione genitoriale di perfezione. La figlia, invece, vive il conflitto di chi vuole rispettare e non deludere, ma allo stesso tempo sente che per crescere deve rompere gli schemi, anche a costo di dispiacere.
In psicologia parliamo di processo di separazione-individuazione: quel momento della crescita in cui ci si distacca dalle figure genitoriali per costruire un’identità autonoma. È un passaggio naturale, ma faticoso. Non è una ribellione sterile — è un modo per esistere come individuo.
Nel film, il panda rappresenta esattamente questo: la parte più autentica e istintiva, quella che la madre cerca di nascondere o controllare, ma che Mei deve imparare ad accogliere, integrare, riconoscere come parte di sé.
Red racconta con grande delicatezza anche il conflitto generazionale tra madri e figlie, dove l’amore può diventare gabbia se non si lascia spazio alla differenza. Quella madre, così presente, è anche il riflesso di un modello che molte donne hanno interiorizzato: fare tutto bene, non sbagliare, essere sempre all’altezza.
E la figlia, nel suo caos e nella sua scoperta di sé, porta un messaggio potente: posso essere diversa da te, e amarti lo stesso.
Alla fine, Red non è solo un film sull’adolescenza o sulle trasformazioni del corpo, ma una metafora tenera e autentica del diventare sé stessi — anche quando questo significa deludere un po’ chi ci ama.
Ed è forse proprio lì che l’amore vero, quello che fa crescere, trova la sua forma più matura: nella capacità di lasciarsi andare, restando vicini in un modo nuovo.
