La materia del cosmo: come impariamo a non fidarci più. (vol.2 di Il problema dei tre corpi)

TRAUMAANGOSCIALIBERTÀ

7/17/20252 min read

In Il problema dei tre corpi ci viene mostrato il trauma della scoperta: l’umanità scopre di non essere sola e, peggio ancora, che ciò che scopre potrebbe volerla cancellare. Nel secondo volume La materia del cosmo, il protagonista Luo Ji incarna l’anima psicologica di quel trauma: diventa un impenetrabile, incaricato di strutturare difese segrete nella sua mente, avendo il peso enorme di tutelare il destino dell’intero pianeta. Ma ogni strategia resta confinata nella sua mente: perché anche nelle connessioni più globali, l’unico spazio di libertà resta l’interiorità.

Luo Ji è scelto non per talento o ambizione, ma proprio per la sua capacità di mettere a nudo la sua stessa ambivalenza e paura e conviverci. È solo, in un mondo in cui il vero “controllo” è nell’ignoto: il nemico vede ogni nostro esperimento scientifico. È una metafora potente del trauma: quando nulla è più sicuro e la mente diventa l’unico rifugio.

Gli impenetrabili sono un tentativo disperato dell'umanità di preservare segreti mentali da occhi esterni (i sofoni): un modello estremo di come la difesa psicologica diventi isolamento.

La teoria della foresta oscura è la consapevolezza che ogni civiltà è un potenziale pericolo. Nessuno parla, perchè nessuno si fida. È uno schema su cui interrogarsi: è un modo per capire come la mente traumatizzata costruisce catene infinite di sospetto anche nelle relazioni intime, cercando protezioni impossibili o attacchi preventivi..

È spiazzante perché ci ricorda quanto, sotto stress, la mente tende a chiudersi. E quanto la paura — anche nelle relazioni — può insinuarsi come sospetto sistemico.

Luo Ji, inizialmente cinico e passivo, finisce per comporre un messaggio deterrente cosciente: rivelare la posizione di Trisolaris nell’universo come forma di salvezza. Una strategia che rischia tutto, che rifiuta la vita, o la relazione, come atto estremo di richiesta di amore. Un atto disperato con una carica riflessiva inquietante: quando tutto è in pericolo, agire diventa l'unica via di uscita da una profonda angoscia interiore.

Questa dinamica psicologica risuona con alcune persone che sentono il bisogno di inventare decisioni radicali, quando il sistema esterno sembra irreversibilmente ostile. Ma ciò al quale ci tiene questo libro è un’altra verità: anche dentro il caos, esiste ancora il potere di decidere.

Non serve un’invasione aliena per sentirsi sopraffatti. Ma in fondo a questa storia resta un’indicazione: ciò che conta non è solo sopravvivere a un trauma, ma restituire, ricostruire un significato che da nuovo valore alla nostra vita — anche quando nessuno sembra guardarci.