“Io sono leggenda”: quando la solitudine diventa una prigione interiore

SOLITUDINEDIPENDENZACONNESSIONE

7/1/20251 min read

Quando ho riletto Io sono leggenda, non ho visto solo un romanzo di fantascienza (che amo profondamente!). Ho visto la storia di un uomo, Robert Neville, che affronta qualcosa che molti di noi conoscono, anche se in forme meno estreme: la solitudine, la perdita, il sentirsi fuori posto in un mondo che non riconosciamo più.

Neville è l’ultimo uomo in un mondo popolato da “mostri”. Ma ciò che colpisce davvero non è il pericolo esterno, è il modo in cui cerca di sopravvivere dentro di sé. Vive barricandosi, seguendo rituali rigidi, parlando da solo, bevendo troppo. La sua è una routine ossessiva, fatta per non crollare. Per non pensare. Per non sentire.

Nel suo isolamento, Neville si aggrappa alla razionalità, alla scienza, alla necessità di trovare una spiegazione. Ma tutto questo non basta a salvarlo dalla depressione che lo divora. La sua dipendenza dall’alcol, il bisogno di controllo, l’odio verso “gli altri” sono difese disperate contro un vuoto affettivo profondo.

E poi c’è la svolta. Neville scopre che alcuni di quelli che chiamava mostri non sono mostri, ma esseri che hanno trovato un loro equilibrio, un nuovo ordine. È lui, ormai, a essere “diverso”. E qui emerge una verità dolorosa: a volte, dopo un trauma, iniziamo a vedere chiunque non prova il nostro stesso dolore come una minaccia. L’altro diventa un accusatore, un nemico, semplicemente perché non ha fatto la mia esperienza... e non può capire!

Neville non è solo un personaggio. È il simbolo di chi, dopo aver perso tutto, si chiude, si irrigidisce, cerca rifugio nell’ossessione o in una dipendenza. Ma è anche il simbolo di una possibilità: quella di riconoscere che, per uscirne, serve uno spazio nuovo. Uno sguardo diverso. A volte, anche qualcuno con cui condividere il buio e il peso.

Se leggendo queste righe ti sei riconosciuto, anche solo in parte, sappi che non sei solo. Parlare con uno psicologo può essere un primo passo per ritrovare contatto con sé stessi e con gli altri.