Elio e il bisogno di sentirsi a casa, dentro e fuori di sé.

RIFIUTOIDENTITÀAPPARTENENZA

9/3/20252 min read

Guardando Elio mi sono ritrovato a pensare a una delle domande che più spesso emergono in terapia: “dove appartengo davvero?”
Elio ha perso i genitori in giovane età, e questo dolore silenzioso si porta dietro come un peso invisibile. Viene accolto dalla zia, una donna che gli vuole bene, ma che per crescerlo ha dovuto rinunciare al suo sogno di diventare astronauta.
Elio lo sa, lo percepisce. E questo lo fa sentire accolto a metà: grato da un lato, in colpa dall’altro. Come se la sua stessa presenza fosse un ostacolo, un debito da ripagare.

Questo senso di colpa rende la sua ricerca di appartenenza ancora più fragile. Non si sente davvero a casa, e allora cerca disperatamente un posto tra gli altri, adattandosi, sfruttando relazioni in modo confuso, pur di non sentirsi solo. Ma questo bisogno urgente lo porta a sbagliare: all’inizio, infatti, approfitta dei compagni e viene respinto con durezza, addirittura picchiato.
È l’immagine di una falsa appartenenza: cercare di piacere o di occupare un posto a ogni costo, finendo solo per sentirsi più rifiutati e isolati.

La svolta arriva quando Elio smette di inseguire gli altri per riempire un vuoto e inizia a mostrarsi per ciò che è. Non più il ragazzo che deve guadagnarsi un posto, ma qualcuno che porta se stesso dentro le relazioni. È allora che quei compagni che prima lo avevano escluso diventano davvero suoi amici. Perché Elio non è più solo in cerca di rifugio: sta costruendo legami autentici, in cui finalmente può respirare.

Questo passaggio, in fondo, è universale. Quante volte pensiamo di “non meritare” un posto, di doverci guadagnare l’affetto degli altri, di doverci adattare o nascondere per essere accettati? E quante volte ci scopriamo soli, pur circondati da persone?

In psicologia questo processo ha a che fare con l’identità: più ci riconosciamo e ci accettiamo, più diventiamo capaci di trovare persone e luoghi che ci fanno sentire a casa. Perché la casa non è solo un posto, ma uno spazio relazionale in cui possiamo respirare liberi, senza fingere.
La verità è che la vera appartenenza non nasce dal compiacere, ma dal coraggio di mostrarsi. È l’incontro tra chi siamo e chi ci accoglie senza chiederci di essere diversi.

Appartenere non significa inseguire gli altri per non restare soli, ma permettere agli altri di incontrarci per quello che siamo davvero. È lì che nasce la sensazione di essere, finalmente, a casa.