Edge of Tomorrow e la saggezza di sbagliare cento volte

RIPETIZIONEINTERPRETAZIONELIBERTÀ

10/20/20252 min read

A volte mi piace rivedere film d’azione solo per staccare la testa. Poi però capita che anche in mezzo a esplosioni, alieni e tute potenziate, mi ritrovi a fare un pensiero psicologico. È successo con Edge of Tomorrow, con Tom Cruise e Emily Blunt.
Un film che, al di là dell’adrenalina, racconta qualcosa di profondamente umano: la ripetizione.

La storia è semplice solo in apparenza: il protagonista rivive lo stesso giorno più e più volte, morendo e ricominciando da capo, come in un videogioco senza fine. È un ciclo infernale ma anche un laboratorio perfetto per osservare come funzioniamo noi esseri umani quando siamo intrappolati nella routine, nei tentativi, negli errori.

Quante volte ci sembra di vivere sempre lo stesso giorno?
Le stesse dinamiche, le stesse discussioni, le stesse scelte sbagliate “ma stavolta andrà meglio”?
Eppure, nel film, proprio ripetendo e osservando i propri fallimenti, Cruise inizia a cambiare. Ogni volta non è mai identico alla precedente: impara. E la ripetizione, da prigione, diventa possibilità di evoluzione.

C’è una frase che tutti abbiamo sentito dire: “solo un pazzo ripete sempre le stesse azioni aspettandosi risultati diversi”.
Eppure, in terapia, mi capita di vedere proprio il contrario: a volte ripetere serve.
Serve per comprendere meglio i nostri automatismi, per affinare la consapevolezza, per accorgerci di dove mettiamo (e sprechiamo) energia. È come se solo dopo molti “loop” ci rendessimo conto di cosa ci sta davvero bloccando.

Nel film, il momento decisivo arriva quando il protagonista smette di voler controllare tutto e accetta di lasciare andare. In quell’istante la ripetizione non è più ossessione, ma diventa trasformazione.
È una lezione quasi buddista: il cambiamento arriva quando smettiamo di essere attaccati al risultato e torniamo presenti nel processo. Quando non ci aggrappiamo più a ciò che “dovrebbe” accadere, ma restiamo aperti a ciò che può accadere.

Alla fine, come nella vita, non è il loop a imprigionarci: è la nostra resistenza a ciò che il loop vuole insegnarci.
The Edge of Tomorrow è un film d’azione, certo, ma parla in realtà della pazienza dell’esperienza, della fatica della consapevolezza e di come, anche se ci sembra di non muoverci, qualcosa in noi — se restiamo connessi al nostro obiettivo e impariamo a mollare il controllo — si trasforma, fino a portarci dove non pensavamo fosse possibile arrivare.