Cloud Atlas: siamo ciò che scegliamo, anche quando nessuno ci vede
IDENTITÀPERDONOCONNESSIONE
7/15/20251 min read


Quando ho letto Cloud Atlas — e poi rivisto il film — ho capito che non è solo una storia che attraversa epoche, reincarnazioni e futuri distopici. È una riflessione potente su quanto ogni scelta, anche la più piccola, può avere un peso che va oltre il nostro tempo.
La struttura del libro è fatta di sei storie intrecciate, ambientate in secoli diversi, con personaggi che si trasformano, si rincorrono, si rispecchiano. Ma quello che più mi ha colpito non è tanto la reincarnazione in senso spirituale, quanto il passaggio di senso: la libertà che ognuno ha di lasciare una traccia diversa da quella che ha ricevuto.
C’è un filo rosso che lega ogni protagonista: il conflitto tra conformarsi a un sistema ingiusto o ascoltare la propria coscienza, anche a costo di perdere privilegi, affetti, sicurezza.
In terapia succede spesso qualcosa di simile, anche se in forme molto più quotidiane: la persona che decide di non replicare una dinamica familiare disfunzionale. Chi sceglie di uscire da un ruolo che non gli appartiene più. Chi, finalmente, rompe un silenzio.
A un livello profondo, Cloud Atlas parla proprio di questo: di quanto ogni gesto etico, ogni atto di consapevolezza, anche se invisibile nel presente, può creare un’onda più grande nel tempo.
Non siamo solo vittime della nostra storia. Possiamo diventare autori.
È un’idea che lavora in profondità: anche quando crediamo di non avere potere, in realtà stiamo scegliendo. Come reagiamo alla rabbia. Come trattiamo chi è più fragile. Come decidiamo di amare. O di tacere.
Uno dei personaggi dice:
"La nostra vita non è nostra. Da grembo a tomba, siamo legati agli altri, nel passato e nel presente. E con ogni crimine, e ogni gentilezza, diamo vita al nostro futuro."
E allora mi chiedo — e spesso lo chiedo anche in seduta —: che cosa vuoi lasciare di te?
Non in senso grandioso o eroico. Ma nel quotidiano. Nelle relazioni. Nelle parole.
Qual è la traccia che vuoi che resti?
A volte ci sembra di essere un punto, isolato. Ma forse siamo linee. E le nostre scelte, anche quelle che sembrano piccole, possono cambiare direzione non solo alla nostra storia, ma a quella di chi viene dopo.