Cambiare universo per capire se stessi: Game Changer
IDENTITÀINTEGRAZIONECONNESSIONE
11/10/20252 min read


“Game Changer” (di Neal Shusterman) nasce come romanzo young adult, ma è uno di quei libri che, se lo leggi da adulto, ti sorprende per la profondità con cui sa raccontare identità, prospettive e possibilità.
La premessa è semplice e potentissima:
il protagonista, un ragazzo bianco e cisgender, finisce in una sorta di loop inter-dimensionale. Ogni volta che si risveglia, il suo universo è quasi identico al precedente… ma con una differenza significativa. Una versione diversa della sua famiglia, della sua scuola, di sé.
E lui deve orientarsi, adattarsi, tentare di capire chi è in quel mondo, cosa cambia, e cosa invece lo definisce davvero.
Quando cambi il mondo, forse sei tu a cambiare di più
Questa struttura narrativa permette al lettore di fare un viaggio psicologico molto potente:
ogni nuovo universo costringe il protagonista a riconoscere limiti, privilegi e vulnerabilità che nel suo mondo originale non aveva mai dovuto considerare.
C’è un universo in cui è nero.
Uno in cui è gay.
Uno in cui è una ragazza.
Uno in cui la sua famiglia è diversa, meno protettiva o più fragile.
E ogni volta il messaggio è lo stesso:
la diversità non è un concetto teorico. È una prospettiva, un’esperienza incarnata, un modo nuovo di stare nel mondo.
Il libro riesce a mostrarlo senza moralismi, ma con situazioni concrete, emotive, immediate.
La narrativa young adult attinge parecchio dalla psicologia contemporanea, e in questo caso effettivamente si vede: le identità non vengono spiegate, vengono esperite.
Condizioni favorenti: quando è il contesto che ti fa diventare altro
Uno dei punti che colpisce di più (e che in studio vedo spesso con adolescenti e giovani adulti) riguarda il peso del contesto.
Il libro mostra con forza un principio psicologico noto ma faticoso da digerire:
il modo in cui viviamo noi stessi dipende in parte da come il mondo ci tratta.
Cambia il quartiere → cambia la sicurezza.
Cambia il corpo → cambia la libertà.
Cambia il ruolo sociale → cambia il valore percepito.
Il protagonista deve costruire nuove strategie, nuovi modi di pensare, nuovi modi di significare ciò che gli accade.
E questo, in terapia, è esattamente il gioco di squadra che faccio con molti pazienti:
creare contesti più favorevoli, più protettivi, più congruenti con la persona che stanno cercando di diventare.
Non basta cambiare prospettiva: bisogna abitarla
La parte più intensa del romanzo è quella in cui il protagonista inizia a rendersi conto che “capire” una diversità è molto diverso dal viverla.
Capire intellettualmente cosa significa essere trattati con diffidenza perché sei nero… non è viverlo.
Avere una posizione aperta verso l’omosessualità… non è vivere l’omofobia.
Dire di credere nell’uguaglianza di genere… non è muoversi in un mondo che ti limita perché sei donna.
Ogni universo gli ricorda che la consapevolezza nasce dall’esperienza, non dalla teoria.
Ed è proprio questo che lo trasforma.
E noi? In quale universo ci stiamo raccontando oggi?
Per questo consiglierei il libro non solo a ragazzi e giovani adulti, ma a chiunque stia attraversando un periodo di transizione, di ricerca identitaria, o di ridefinizione del proprio ruolo nel mondo.
Perché, anche se non cambiamo universo come il protagonista, ogni scelta che facciamo ci apre strade diverse.
Ogni relazione, ogni lavoro, ogni limite spostato o mantenuto costruisce un “mondo possibile”.
E a volte la domanda più utile da porsi è:
Che versione di me sto provando a diventare, nel mondo in cui vivo adesso?
Se vuoi esplorare questa domanda in modo più personale, il mio studio è sempre uno spazio aperto in cui poterlo fare.
