Baby Boss: fratellanza, gelosia e la scoperta che... di amore ce n'è per tutti

RIFIUTOCONNESSIONEAPPARTENENZA

9/7/20251 min read

Qualche sera fa, su scelta delle mie figlie, ho rivisto Baby Boss. Mi ha colpito come, dietro alla comicità e alle scene surreali, il film riesca a parlare di qualcosa di molto reale: lo scompiglio emotivo che vive un bambino quando arriva un fratellino o una sorellina.

Tim, il primogenito, vede crollare il suo mondo: le attenzioni non sono più tutte per lui, la sua routine è stravolta, e soprattutto sente minacciato il suo posto speciale nel cuore dei genitori. Quella gelosia che appare buffa nel film è, in realtà, un passaggio psicologico molto delicato. Chi lavora con i bambini lo sa: “Ci sarà ancora amore per me?” è una delle domande più profonde e silenziose che un primogenito si porta dentro.

Eppure la storia non si ferma al conflitto. Man mano che Tim e il “baby boss” si conoscono, emerge qualcosa di diverso: la possibilità di scoprire che l’amore non è limitato, non si riduce quando arriva qualcun altro, ma può allargarsi. Condividere significa tollerare le differenze, imparare a vedere nell’altro non un rivale ma una risorsa.

Questo passaggio parla a tutti, non solo ai bambini. Vale per i rapporti di fratellanza, ma anche per le amicizie, le relazioni, persino per i contesti di lavoro: quante volte pensiamo che lo spazio sia “troppo stretto”, che l’altro ci tolga visibilità o affetto? In realtà, il film ci ricorda che spesso c’è spazio per tutti. E che dall’incontro con l’altro possiamo guadagnare nuove forme di vicinanza e di complicità.

Alla fine, Tim non perde nulla: guadagna un fratello, un compagno d’avventure, un legame che lo accompagnerà.
Un po’ come accade a ciascuno di noi quando scopriamo che la condivisione non ci impoverisce, ma ci arricchisce.